Ciao a tutti. Se mi è permesso, vorrei rendere pubblica la mia vicenda dell’epilessia, o, meglio, delle mie crisi epilettiche, nella speranza che ciò possa essere d’aiuto a qualcuno.
All’età di 17 anni circa, ho avuto una crisi epilettica con perdita di conoscenza; sono stato ritrovato disteso sul pavimento da mia zia, mentre ancora sbattevo i piedi e mi sono risvegliato in ambulanza mentre venivo trasportato al Pronto Soccorso. La prima diagnosi fu circa la seguente: "sospetta epilessia parziale complessa, con morsus linguae". Fui quindi dimesso dal P.S. e inviato al c.d. ospedale dei matti, ovvero in un nosocomio specializzato in malattie mentali. "E adesso? Non voglio andarci! Voglio andare a casa a dormire! Come andrà a finire? Come farò per il resto della vita con l’epilessia? Nooo, proprio a me, con tanta gente che c’è al mondo!" In questo ospedale fui visitato da luminari della scienza specializzata, i quali aggiunsero alla prima diagnosi anche la seguente: "sospetta crisi comiziale". Chiesi il significato della parola "comiziale" e mi fu risposto "… del tipo del coma…"! immaginatevi in un ragazzetto di 17 anni al cospetto di un luminare (o ritenuto tale) quale poteva essere l’effetto – devastante – di una spiegazione del genere, nel mio caso: "ora non vado più da nessuna parte.". A partire dal Professore e fino agli addetti alle pulizie dell’ospedale, tutti si prodigavano a ripetermi: "attento, ora non potrai più andare in motorino, attento quando vai in bicicletta e anche se vai a piedi, cerca di essere sempre accompagnato da qualcuno; prima di muoverti o di fare qualunque cosa, ricorda che in qualsiasi momento ti può capitare qualcosa…" Durante la degenza, di un paio di settimane e di un’infinità di indagini strumentali, mi propinarono la prima terapia con gardenale (in dosi da cavallo, ndr.). Prima della dimissione, fui visitato dal Professore che mi congedò con la raccomandazione: "non dimenticarti mai di prendere le pastiglie regolarmente e, prima di muoverti da casa, accertati di averle sempre con te! Non è detto che funzionino, che ci abbiamo indovinato al primo tentativo, però prendile sempre! Attento che danno sonnolenza! Non bere alcolici e non perdere le notti! Ah, cerca di limitare anche i rapporti sessuali, perché abbassano la soglia del controllo ed è più facile che ti venga una crisi!" Per economia di racconto, salterò i dodici anni seguenti, durante i quali ho pellegrinato da un luminare all’altro, che – alzando le spalle e allargando le braccia – dava più o meno sempre la stessa risposta: mah, non so, non è chiaro, però non possiamo interrompere il trattamento farmacologico, è l’unica certezza che abbiamo…, ho eseguito ripetutamente RMN e TAC con e senza liquido di contrasto, EEG: da sveglio, in privazione di sonno e durante il sonno, Holter 24h, dosaggi di farmaci nel sangue, sostituzione di farmaci per tentativi, effetti collaterali che andavano dalla stitichezza all’impotenza (a 22 anni!); ho perso il lavoro e sono stato lasciato dalla fidanzata perché non se la sarebbe sentita di lasciarmi con un bambino in braccio!!! Durante questi dodici anni ho sempre assunto regolarmente i farmaci che mi venivano ordinati, ogni volta prima di uscire di casa mi fermavo ad organizzare il mio tragitto, controllavo di avere le pastiglie con me (non si sa mai) e ne informavo mia mamma (in caso succedesse qualcosa…); se volevo partire per un viaggio dovevo prima passare in farmacia e, comunque, stavo attento alla scorta di pillole, più che al ricambio delle mutande; prima di salire una scala per piantare un chiodo nel muro guardavo cosa avevo sotto di me per poter eventualmente "organizzare la caduta", prima di scendere le scale di casa facevo la stessa cosa, uscire con gli amici era piuttosto creare imbarazzo che godere della compagnia. Avevo perfino adattato tutti i miei movimenti (camminare ecc…) in funzione di un "atterraggio morbido" in caso di crisi epilettica! Tutti intorno a me (genitori, fratelli, parenti e amici) non facevano altro che ripetermi "stai attento!", "attento a dove vai!", "se ti viene un attacco, come fai?" E le crisi epilettiche si ripresentavano comunque … Un giorno, ormai 29enne, in preda all’esasperazione e con due coglioni che ci voleva la patente C per portarli in giro (perdonatemi l’espressione, ma è l’unica che si addice), mi sono detto: "Ma se prendo i farmaci e mi vengono le crisi epilettiche, se sto attento a quel che sto facendo e mi vengono le crisi epilettiche, se non bevo alcolici e mi vengono le crisi epilettiche, se vado a dormire presto e mi vengono le crisi epilettiche, allora posso eliminare tutto il resto e tenermi solo le crisi epilettiche! Ma vaffanculo a tutto il mondo, ora faccio quel che mi pare e succeda quel che deve succedere, in fin dei conti, se non sono morto in dodici anni di crisi epilettiche, di "morsus linguae", di psicofarmaci e di vita di merda, non morirò nemmeno stavolta; e se morirò, fanculo a tutti, non sentirò più niente! E’ stata la FINE! Sì, la fine delle crisi epilettiche!!!!!!! In un colpo solo mi sono liberato di tutto quel terrore che mi riportava sul binario (morto) dei conflitti motori, i quali ciclicamente entravano in soluzione e portavano la crisi epilettica. Avevo 29 anni, e appena ho potuto mi sono comperato la moto (la macchina e la patente le avevo già! alla faccia dell’epilessia, non avevo mai smesso di guidare, ma a quale prezzo!). A 33 anni mi sono sposato e ora, a quasi 43, ho 3 figli meravigliosi, nessuno dei quali mi è mai caduto dalle mani e la mia attuale moglie è molto più bella della morosa che mi aveva piantato (che pure non era male), tiè! Un grazie di cuore al Dr. Hamer, che con le sue scoperte mi ha permesso di comprendere tutto il mio percorso e di prenderne coscienza; ho anche capito qual è stato il conflitto originale, anche se ora non ha più alcuna importanza. Viva la Nuova Medicina Germanica!
Vedi anche: SBS: L'epilessia
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